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Il linguaggio come codice: parole, simboli e potere cognitivo

Il linguaggio come codice: parole, simboli e potere cognitivo

Serie “Archivio 211 – Le letture del potere” — di Adelio Debenedetti

Schema degli alfabeti europei con lettere disposte in righe e colonne.
Tavola comparativa degli alfabeti europei: un esempio di come i sistemi di scrittura influenzano la costruzione del significato e dell’identità linguistica.

Fonte: Wikimedia Commons – CC BY-SA 4.0

Introduzione

Le guerre moderne non si combattono solo con eserciti, intelligence e algoritmi.Un altro campo di battaglia è invisibile, ma decisivo: il linguaggio.

Le parole non descrivono soltanto la realtà.Le parole costruiscono la realtà.

I documenti europei sulla “Information Integrity Strategy” e gli studi NATO StratCom lo confermano:

controllare il linguaggio significa controllare i confini del pensiero.
Poster storico di Uncle Sam che punta il dito verso l’osservatore, usato per influenzare l’opinione pubblica.
Uno dei poster di propaganda più celebri: dimostra come parole e simboli possano orientare la percezione pubblica e creare narrazioni collettive.

Fonte: Wikimedia Commons – Public Domain

Linguaggio per una architettura del potere

Le grandi organizzazioni di potere – governi, media, servizi segreti, corporation globali – non competono solo sulla verità, ma sulla definizione dei termini.

Tre tecniche fondamentali:

1) Ridenominazione strategica

Cambiare nome agli eventi cambia la percezione dell’evento.Esempio operativo noto nelle dottrine di comunicazione governativa:“guerra” → “operazione speciale”.

2) Ambiguità controllata

Lasciare zone semantiche grigie aumenta la manovrabilità narrativa.Più interpretazione = più influenza.

3) Saturazione simbolica

Creare simboli, parole-chiave, nemici astratti che riempiono lo spazio mentale.

Il linguaggio diventa così strumento di governance mentale.

Semiotica del potere

Nella semiotica politica e strategica (approccio studiato nelle analisi declassified dell’intelligence USA e URSS), il potere agisce su tre livelli:

Livello

Funzione

Lessico

Cosa si può nominare

Sintassi

Come si può pensare ciò che è nominato

Simbolo

A cosa si deve credere

La libertà del linguaggio è apparentemente intatta. La struttura del pensiero no.

Diagramma del triangolo semiotico con le tre componenti: simbolo, concetto e referente.
Il triangolo semiotico: il modello che descrive il rapporto tra simbolo, concetto e oggetto reale, alla base dei processi di costruzione del significato.

Fonte: Wikimedia Commons – Public Domain

Simboli come arma cognitiva

Il simbolo non informa. Attiva.

Per questo istituzioni e strutture di intelligence investono nel:

  • controllo dell’immaginario collettivo

  • gestione dell’archetipo sociale

  • ingegneria del consenso morale

Il potere non parla: forma il paesaggio mentale in cui il cittadino parla.

Collegamento al romanzo

Nel mio romanzo Protocollo Naacal – Codice 211, la semiotica non è un dettaglio scenico:è chiave narrativa e operativa.

I simboli Naacal, il linguaggio come codice delle operazioni segrete, i codici esoterici e militari mostrano come:

prima si conquista il linguaggio,poi si conquista la realtà.

Il romanzo esplora il confine tra simbolismo antico e comunicazione strategica moderna:la continuità del potere attraverso il linguaggio.


Conclusione

Non esiste dominio più profondo di quello che non si vede.E nulla è più invisibile della parola che crediamo nostra. Capire il linguaggio del potere significa riconoscere dove finisce la libertà e dove inizia la programmazione cognitiva.


Articolo di Adelio Debenedetti, autore di Protocollo Naacal – Codice 211. Studio narrativo e analitico sul linguaggio come strumento di dominio percettivo.

 
 
 

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