Il potere del dubbio: disinformazione strategica, caos e consenso
- Adelio Debenedetti
- 4 dic
- Tempo di lettura: 2 min
Serie “Archivio 211 – Le letture del potere” — di Adelio Debenedetti
Il dubbio è sempre stato il terreno fertile per il potere.Chi controlla la capacità delle persone di fidarsi o non fidarsi controlla la società.
La dottrina della guerra ibrida, elaborata in ambiente NATO e OSCE, identifica la disinformazione strategica come strumento per:
destabilizzare fiducia pubblica
creare confusione sistemica
generare paralisi decisionale
Non serve convincere qualcuno di una bugia.È sufficiente farlo dubitarne della verità.
La strategia del caos informativo
Dalla Guerra Fredda ai social network, la logica è costante:
Non imporre una narrativa.Moltiplica le narrative, fino a rendere impossibile distinguerle.
Meccanismo operativo:
Saturazione del sistema informativo
Ambiguità controllata
Polarizzazione emotiva
Erosione della fiducia nelle istituzioni e nella scienza
Ridistribuzione dell’autorità verso attori opachi
Questo modello è stato formalizzato in più studi accademici e programmi di sicurezza occidentali sul computational propaganda risk.

Fonte: Copertina del libro “Dezinformatsia – Active Measures in Soviet Strategy”, Richard H. Shultz e Roy Godson, Pergamon-Brassey’s.
Dalla KGB a Cambridge Analytica
La logica non è nuova.
KGB – Operazione “Active Measures”: produzione di dubbi sistemici su politica, epidemie, alleati occidentali.
Cambridge Analytica: ingegneria del consenso basata su profili psicologici (OCEAN), cluster emotivi e microtargeting.
Il principio è invariato:la destabilizzazione è più potente della propaganda diretta.

Fonte: Wikimedia Commons – Immagine su intelligenza artificiale e modelli di machine learning (licenza libera).
Il dubbio come arma del XXI secolo
Nella guerra cognitiva moderna, l’obiettivo non è convincere:è sfiancare il senso di realtà, rendendo ogni narrativa fragile.
Effetti strategici:
frammentazione sociale
perdita di coerenza nazionale
emergere di identità tribali digitali
vulnerabilità a soggetti esterni
Un rumore di fondo che spegne la capacità collettiva di discernere.
Collegamento al romanzo
Nel mio romanzo Protocollo Naacal – Codice 211, la disinformazione non è sfondo narrativo:è architettura operativa di potere.
Le reti che emergono nel romanzo non cercano solo di nascondere la verità:creano mille verità alternative, fino a dissolvere la realtà.
Esattamente come nei manuali moderni di guerra cognitiva.
Conclusione
Il dubbio non è libero pensiero. Il dubbio, se progettato, diventa strategia di governo delle masse.
Comprenderlo significa difendere la percezione e la libertà cognitiva.
Nel Protocollo Naacal – Codice 211 il dubbio non è solo un concetto: è un’arma. Le reti che manipolano la percezione esistono davvero, e il romanzo ne rivela l’ombra. Se vuoi scoprire cosa si nasconde dietro il caos informativo, continua a seguire Archivio 211: ogni frammento ti porterà più vicino alla verità.
Articolo di Adelio Debenedetti, autore di Protocollo Naacal – Codice 211. Ricerca narrativa su potere, percezione e guerra cognitiva moderna.




Commenti